L’allarme provocato nel re e nella sua corte dallo sbarco di Garibaldi e dei Mille in Sicilia
Uno dei momenti più drammatici per Francesco II e per il suo regno fu rappresentato dalle notizie allarmanti che provenivano dalla Sicilia a seguito dello sbarco di Garibaldi e dei Mille nell’isola. Toccanti sono le parole di un libro edito nel 1902 la cui autrice, Teresa Filangieri, era figlia del generale Carlo Filangieri che fu particolarmente vicino al re durante le ultime vicende del 1860. A tal proposito si legge: “eccoci giunti al secondo e più doloroso periodo del breve regno di Francesco II; esso prende le mosse dal primo tocco della campana del monastero della Gancia a Palermo.
Il racconto dell’angoscia di quei momenti nelle parole della figlia del generale Filangieri
Questo è il segnale della novella riscossa che il governo non seppe né scongiurare né reprimere al suo inizio, e ben meno poi combattere allorquando la spedizione di Garibaldi venne ad infondere a quella riscossa l’erotismo fatidico dell’epopea con la forza di un gran concetto, o meglio, di una speranza pronta ad essere compiuta per l’indipendenza della patria.” Seguono poi i racconti relativi all’angoscia con la quale si cercava di capire la situazione e di trovare un rimedio. ”Dietro le tristi nuove di Palermo si moltiplicavano alla reggia i congressi ed i consigli di Stato. Il re dopo uno di questi consigli volle intrattenere il mio padre sulle cose di Sicilia.” Si moltiplicano in questo momento i consigli e le strategie di coloro che più o meno lealmente, stanno intorno al re.
Le misure suggerite dai fedelissimi del re per contrastare l’avanzata dei rivoltosi
Il generale Filangieri consiglia il concentramento delle truppe napoletane ai Quattroventi in un luogo cioè vicino a dove avrebbe potuto verificarsi l’eventuale sbarco. Altri come Nunziante e Latour consigliarono di far muovere le truppe verso la Guadagna formando lì un campo trincerato per tenere il forte di Castellammare e la batteria del Molo. Al tempo stesso si discuteva sull’opportunità o meno di concedere la costituzione che avrebbe, secondo i timori del re, richiamato in patria tutti gli esuli contrari alla monarchia. Queste erano le fosche tinte che caratterizzavano quei giorni.