L’orientamento neutrale dell’Italia sospesa tra Triplice Alleanza e Triplice Intesa
Com’è noto l’Italia, allo scoppio della prima guerra mondiale, assume una posizione di neutralità. Essa è ancora legata all’alleanza con la Germania e l’Austria-Ungheria. Al tempo stesso il paese guarda anche alle potenze dell’Intesa cercando di ottenere il massimo risultato, in termini di compensi, a seconda del suo schieramento politico-militare.
Le condizioni poste dall’Italia per entrare in guerra a fianco delle potenze dell’Intesa
Uno dei momenti decisivi circa il definitivo orientamento sullo schieramento finale lo si trova nella pagina del 16 febbraio 1915 del diario di un diplomatico italiano dell’epoca, Luigi Aldrovandi Mariscotti: “Sonnino, essendo ormai convinto che i negoziati con l’Austria-Ungheria non possono condurre a risultati soddisfacenti, ed assicurato lo Stato maggiore italiano che verso la metà di aprile potremmo considerarci come sufficientemente pronti militarmente, invia per corriere all’ambasciatore d’Italia a Londra il testo delle condizioni generali, dall’accettazione delle quali, da parte delle potenze dell’Intesa, il regio governo sarebbe disposto a far dipendere l’impegno preciso, da parte sua, ad entrare in campo al loro fianco.
Il via libera del Ministro degli Esteri del governo italiano agli accordi con i nuovi alleati
Nel documento è esplicitamente indicato che vi abbiamo determinato il minimo delle concessioni a nostro favore. Imperiali, l’ambasciatore a Londra, non dovrà però dar corso alle istruzioni ivi contenute sinché non riceverà ulteriore ordine di farlo. Sonnino chiede ad Imperiali di esaminare il documento ed esporgli poi le sue impressioni”. Il giorno 3 marzo 1915 nello stesso diario si legge: “risultando in modo ancor più evidente che i negoziati con Vienna non condurranno a nulla, Sonnino telegrafa istruzioni ad Imperiali di dar corso al dispaccio del 16 febbraio.”