Statue di San Casciano

Perché le statue di San Casciano sono così importanti?

Un mondo di tesori. Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone, appassionato di storia, ha seguito con attenzione la questione del ritrovamento delle 24 statue di San Casciano. Si tratta di una scoperta eccezionale, perché del mondo etrusco sappiamo ancora poco. Le statue infatti non sono le uniche cose perfettamente conservate del sito, insieme a loro giacevano iscrizioni in etrusco (una lingua che ancora non siamo riusciti a comprendere a pieno per mancanza di fonti), migliaia di monete, erbe e offerte votive che venivano fatte agli dei per le richieste dei fedeli.

La scoperta delle statue di San Casciano dei Bagni, nello scavo di Bagno Grande il santuario romano scoperto nel 2021, è fondamentalmente l’anello mancante tra il periodo etrusco e l’inizio del latino, emersa da 2300 anni di fango e acqua bollente. Risalgono al periodo tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo, raffigurano le divinità venerate nel luogo, dove la gente si riversava per ricevere il potere curativo delle acque termali. Sono state ritrovate effigi perfettamente conservate di Igea, Apollo, e l’Arringatore, scoperto a Perugia.

L’acqua calda, sottolinea Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone, ha salvato anche le iscrizioni dove si leggono i nomi delle famiglie etrusche più potenti del territorio dell’Etruria che andava dai Velimna di Perugia ai Marcni dell’agro senese. Era dai tempi dei Bronzi di Riace che non si assisteva a una scoperta così sensazionale a livello archeologico nel nostro Mediterraneo, e il direttore generale musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna, ha appena approvato l’acquisto di un palazzo nel borgo che diventerà prima il museo in cui le statue verranno esposte e poi un intero parco archeologico visitabile. Perché anche il luogo del ritrovamento è perfettamente conservato, fornendo tantissime informazioni prima mancanti sulla vita e la storia etrusca.

Le statue di San Casciano: e ora?

Le 24 statue di San Casciano si trovano dentro al loro santuario che aveva piscine ribollenti, terrazze, fontane, altari, e che rimase attivo fino al V secolo dopo Cristo, quando i cristiani sigillarono le vasche con pesanti colonne di pietra. Questo ha permesso agli archeologi di scoperchiare un mondo perfettamente intonso, il più grande deposito di statue dell’Italia antica. Il motivo per cui il luogo non è stato distrutto completamente dai cristiani si fa risalire probabilmente al fatto che le statue, come gli innumerevoli ex voto, appartenevano agli esponenti delle élite locali, proprietari terrieri, signorotti, classi agiate di Roma e perfino imperatori.

La civiltà etrusca in questo luogo, ci suggerisce la scoperta, ha tardato a scomparire, più resistente che in altre zone. Gazzanti Pugliese di Cotrone ha raccolto le dichiarazioni di Jacopo Tabolli, tra gli archeologi a capo degli scavi: “Anche in epoche storiche in cui fuori infuriano i più tremendi conflitti, all’interno di queste vasche e su questi altari i due mondi, quello etrusco e quello latino, sembrano convivere senza problemi”. Nel luogo l’unione dei mondi è rappresentata dal potere curativo dell’acqua, che unisce il cambio storico, di linguaggio, persino di divinità, tutto in un luogo che acquista un valore sacro che va oltre le divergenze.

Anche gli storici che hanno partecipato agli scavi di Bagno Grande provengono da tutto il mondo e da diverse discipline (architetti, geologi, archeobotanici, esperti di epigrafia e numismatica), che ora si riuniranno a porte chiuse per studiare i rinvenimenti, fino alla prossima primavera quando gli scavi riapriranno e vedremo cosa altro emergerà al passato.

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